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"Il mio contributo per Pavi" di Bruno Scorletti
Caro Pavi,
sono Bruno Scorletti, un ragazzo di 18 anni appassionato di musica come te. Ti ho scritto questa lettera perché ti voglio dedicare questa riflessione riguardante alcuni aspetti della gioventù moderna.
Questa generazione è lasciata a se stessa, superficiale e mediocre sotto numerosi aspetti. Per non rubare spazio agli altri partecipanti, ne approfondirò soltanto due.

Il primo aspetto è quello della fama. Sì, perché se a molti ragazzi viene chiesto cosa vorrebbero fare quando hanno finito la scuola o l'università, loro rispondono che vogliono andare nei "REALITY SHOW". Ma io vi dico, cari i miei ragazzi, che questi programmi non vi porteranno da nessuna parte. Oggi, la fama passa per l'apparenza e trascura i nomi: ci sono le facce, i gesti: basta un insulto al momento giusto e... si diventa famosi!
C'è però, per lavoro, chi fa tentare ad altri la strada del successo. Saranno famosi. Come? Chi? Che cosa? Quando? Perché? Forse solo perché per cinque minuti stai ballando? Ma per piacere!!!! Quella fama è effimera, serve tutt'al più ad incrementare la fama di chi organizza eventi del genere, di chi illude l'aspirante famoso in odore di periferia. Inoltre la fama, se usata in questi casi, è come la droga: dà assuefazione, dà illusione e tu pensi di essere diventato una Star solo perché ti dicono: "Ma lei è quello della TV?".

Il secondo aspetto che vorrei analizzare è quello del male di vivere, di cui soffre la nostra gioventù. Sì, perché ancora oggi, la nostra generazione "giovane" non capisce cosa si intende veramente con la parola SOFFRIRE. Per crescere, per progredire. Mi è capitato personalmente di sentire alcuni ragazzi che hanno visto la sofferenza, magari solo perché sono stati lasciati dal compagno/a, oppure ancora quando si tratta si un castigo inflitto dai genitori e poi dopo ci si rifugia in camera a piangere. NO! NO! Questa non è sofferenza, questo è solo AUTOCOMPIACIMENTO!!!!!
In tutti questi casi, ci si guarda in faccia, ci si compiace di vedersi sofferenti e... e poi? Ci si rappresenta DISPERATI e si è contemporaneamente DISPERANTI per chi ci ascolta. Non si possono capire queste situazioni, perché è incomprensibile la lezione di una persona quando si è nell'angoscia o pallidi dentro. E si rischia inoltre una dannazione derivata da un abbandono sentimentale, per gentilezza e follia!!!!
Il vero dolore è altro. E' la certezza di non rivedere mai più una persona a te cara, oppure una vita in scadenza e senza appello. Questa è la tempesta del dolore!!!!


Caro Pavi,
anche se sei in Paradiso, in vita avrai certamente passato anche tu le tue "Tempeste del dolore", ma sono sicuro che se sei là, avrai certamente apprezzato queste parole.

Ora ti saluto
Ciao
Bruno


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